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“La felicità del lupo”, l’ultimo libro di Paolo Cognetti

La felicità del lupo” (Einaudi 2021) è l’ultimo romanzo di Paolo Cognetti, lo scrittore che vive fra il Monte Rosa e Milano, già autore de “Le otto montagne” (Einaudi 2016) il bestseller internazionale con cui ha vinto il Premio Strega nel 2017, raggiungendo oltre un milione di lettori nel mondo. “In questo libro racconto di Fausto, di come sarei stato io se non fossi diventato scrittore”, ha spiegato Cognetti, aggiungendo: “è un libro dai sentimenti più piccoli rispetto a ‘Le otto montagne’. Lo definirei un libro più delicato”.

La storia di Fausto e Silvia

“La felicità del lupo” è la storia di Fausto che, arrivato alla fine di una lunga relazione, cerca rifugio fra i sentieri dove camminava da bambino, a Fontana Fredda. E di Silvia, che a Fontana Fredda lavora in un ristorante e non sa ancora se la montagna è il nascondiglio di un inverno o un desiderio duraturo. Intervenendo a TV2000, Cognetti ha spiegato che “il libro è nato dal desiderio di raccontare le persone che vivono in montagna oggi, quindi non è una montagna romantica, idealizzata, né distante. È una montagna molto vicina, perché è un luogo dove vivono delle persone, lavorano, si amano, si incontrano”.

Il mito del lupo

É un racconto intimo, delicato, che parla di amore, di montagna e della ricerca della felicità. E in tal senso non è un caso la scelta del “lupo” che rappresenta “una forma di felicità irrequieta, che assomiglia tanto a quella dell’essere umano. Mi piaceva questo mito di Jack London (autore de “Il richiamo della foresta”), ovvero di quel cane domestico che nella foresta si sbarazza della propria anima canina e ritrova il suo lupo interiore”, ha spiegato Cognetti.

Il “rifugio”

Un’altra parola chiave per Cognetti è “rifugio”. Fra i protagonisti, infatti, ci sono “incontri molto potenti, anche se spesso sono incontri fra timidi, che sono abituati a stare da soli ma poi hanno anche bisogno dell’incontro con l’altro”. E allora, ha continuato l’autore “queste relazioni diventano dei piccoli rifugi, dei piccoli luoghi caldi dove magari intorno ci sono 20 gradi sotto zero”.

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